L’adolescenza è senza dubbio una fase alquanto complessa della vita di ogni ragazzo, contraddistinta da notevoli cambiamenti che riguardano l’aspetto fisico, le funzioni cognitive, l’ambito relazionale e, non di meno, quello emotivo. In questa stadio così delicato, gli adolescenti si trovano a tracciare i confini della propria identità, dando forma alla loro personalità e ricercando un loro specifico posto nel mondo.
Appare evidente come tali obiettivi siano tutti abbastanza difficili da raggiungere, per cui il concetto di crisi è insito nello sviluppo adolescenziale ed è naturale che ogni ragazzo lo attraversi. Una crisi può essere vista come un periodo transitorio di instabilità, in grado di provocare nell’adolescente inclinazioni sane ed evolutive, ma al contempo regressive e preoccupanti.
Crisi non è sinonimo di disturbo, ma, al contrario, rappresenta un processo sano, indispensabile alla costruzione dell’identità. Quando un adolescente si trova di fronte a una crisi (sia che riguardi la conquista dell’autonomia, nuovi tipi di relazioni emotive o nuove richieste a livello cognitivo, sia che si tratti di un lutto, un trauma o importanti conflitti all’interno della famiglia), questa crisi può avere un esito favorevole o meno, in base a cause esterne e cause interne.
Nel caso di un esito favorevole, l’adolescente approda a un nuovo livello di funzionamento, quindi a nuove potenzialità e abilità. Al contrario, se l’esito sarà sfavorevole potrebbe verificarsi una condizione di blocco, che innescherà una serie di comportamenti inefficaci e disadattivi. L’esito più o meno favorevole di una crisi, però, non dipende solo ed esclusivamente dalle capacità dell’adolescente di ristrutturarsi in maniera funzionale, ma anche dalle risorse e dagli strumenti forniti dalla famiglia e dall’ambiente circostante.
Se il sistema familiare è in grado di adattarsi ai vari cambiamenti da cui inevitabilmente verrà travolto, riuscendo a mettere in campo un adeguato insieme di accorgimenti e mezzi, l’ansia e la preoccupazione del ragazzo verranno in qualche modo attenuati. Quando, invece, cercando di trovare nuovi rimedi a ciò che sembra senza via di uscita, si finisce per utilizzare metodi rigidi e severi di controllo, la crisi si acuisce, si aggrava, e nell’adolescente potrebbero innescarsi alcuni comportamenti disadattivi e anomali. Questo non vuol far pensare che il ragazzo non sperimenti delle effettive difficoltà e criticità, ma vuole far riflettere sulla possibilità che il malessere manifestato sia solo la punta dell’iceberg e che sotto ci siano altri fattori, determinati e amplificati proprio dall’ambiente familiare e sociale.
Bisognerebbe considerare una crisi come un meccanismo alimentato sempre da due propulsori, uno è quello della problematica vera e propria, quindi della tangibile criticità che l’adolescente vive, mentre il secondo riguarda le modalità relazionali all’interno del contesto familiare e/o sociale. Entrambi questi due vettori contribuiscono a determinare la durata, la gravità e l’esito di una crisi.
Se all’interno dell’ambiente familiare o sociale ci sono delle difficoltà comunicative e relazionali, è molto probabile che l’adolescente diventi particolarmente insofferente e scontroso all’interno dei vari contesti in cui vive, quindi in famiglia, ma anche con insegnanti e amici. E tutti questi atteggiamenti sono per lo più finalizzati a mettere alla prova le funzioni di contenimento e rassicurazione degli adulti vicini, che, se fallimentari, rischiano ancor di più di elicitare ansia nel ragazzo.
La manifestazione dei propri vissuti emotivi conflittuali utilizzando l’azione anziché il linguaggio rappresenta delle volte l’unica alternativa che l’adolescente ha a disposizione per liberarsi di una sofferenza intensa e insostenibile per la sua integrità psichica. La fase successiva a tali manifestazioni, seppur stranamente, può essere proprio il punto di partenza per ripristinare una comunicazione efficace e meno patologica, orientata sulla comprensione delle cause che le hanno suscitate e, inoltre, può concretizzarsi come un momento favorevole per intraprendere un percorso di sostegno in questa fase molto delicata.
© 2019 Studio di Psicologia Genovese - Varese | Tutti i diritti riservati
P.IVA 11922050015