Quando si parla di ossessioni si fa riferimento a tutti quei pensieri, idee o ruminazioni mentali ricorrenti che fanno irruzione in maniera prorompente nel funzionamento mentale della persona che ne è affetta. Mentre, con il termine compulsioni si intendono tutti quei comportamenti osservabili, che possono essere attività mentali o abitudini pratiche, che il soggetto tende a ripetere in maniera forzata e che interferiscono significativamente con lo svolgimento delle attività quotidiane.
Tutte queste abitudini, purtroppo, posso diventare nel tempo sempre più rigide e invalidanti, portando la persona a mettere in atto dei veri e propri rituali compulsivi.
Chi ne soffre può essere consapevole che tali pratiche siano un grave problema e che debbano essere arginate. Allo stesso tempo, però, questo significa che il disturbo è egodistonico e che, quindi, la persona vive un conflitto interiore perenne verso se stessa, poiché, se da un lato sa che tali abitudini non sono adatte e funzionali, dall’altro non è in grado di interromperne la messa in atto. I sintomi ossessivi vengo, pertanto, vissuti come invadenti e fastidiosi, poiché intralciano il proprio funzionamento e ostacolano il flusso dei propri pensieri.
D’altro canto, però, le ossessioni e le compulsioni possono essere vissute, del tutto o parzialmente, come egosintoniche, e ciò porterà l’individuo ad assumere passivamente tali comportamenti come elementi essenziali e abituali del proprio funzionamento quotidiano.
L’esordio di tale disturbo avviene solitamente in adolescenza o nella prima età adulta. Quando ai soggetti che ne soffrono viene impedito di mettere in pratica compulsioni o manie, possono diventare particolarmente nervosi, irritabili e persino violenti. Alla base di tali manifestazioni c’è, solitamente, la paura inconscia di perdere il controllo, una volta abbandonate tali abitudini.
Spesso, chi soffre di un disturbo ossessivo-compulsivo sperimenta anche sintomi ansiosi, compresi agitazione e affaticabilità. Anche le relazioni, soprattutto nei casi più gravi, vengono compromesse, o perché la persona stessa tende all’isolamento o perché le relazioni che instaura sono, generalmente, incentrate sul controllo dell’altro e questo porta, il più delle volte, all’interruzione della relazione. In altri casi, invece, le relazioni vengono mantenute perché alla base vi sono rassicurazione e conforto rispetto alla propria sintomatologia, se non, addirittura, partecipazione attiva ai rituali.
© 2019 Studio di Psicologia Genovese - Varese | Tutti i diritti riservati
P.IVA 11922050015