Disturbi della nutrizione e dell’alimentazione


Le trasformazioni fisiologiche e psicologiche molto delicate che si verificano nel corso dell’adolescenza, rendono questa fase molto pericolosa per lo sviluppo di un disturbo legato all’alimentazione.
La pubertà implica molti squilibri ormonali, che determinano trasformazioni nella conformazione corporea e, di conseguenza, cambiamenti nell’assunzione di cibo. In particolare, sono le ragazze che subiscono maggiormente l’impatto di queste estranee ondate ormonali e che assistono ai vari mutamenti del loro corpo imposti dallo sviluppo.
È in questo quadro che si possono acquisire molte abitudini alimentari, più o meno transitorie e più o meno patologiche, come lo spiluccare fuori pasto, il craving, le abbuffate e le varie restrizioni rispetto all’introito calorico o rispetto a determinati alimenti.
Tutto ciò, spesso, rientra nel normale processo di identificazione, sviluppo e strutturazione dell’identità. Infatti, su circa il 20% degli adolescenti che si cimenta in tali condotte, solo una minoranza sviluppa un vero e proprio disturbo alimentare.

In generale, solitamente si differenziano due tipi di anoressia, quella con restrizioni, in cui la perdita di peso è dovuta alla ferrea riduzione dei cibi ingeriti, al digiuno o alla pratica ossessiva di esercizio fisico; e quella con abbuffate, dove la perdita di peso è causata dalle condotte di eliminazione, come il vomito autoindotto o l'utilizzo di diuretici o lassativi, che seguono l’episodio l’ingestione incontrollata di grosse quantità di cibo. In particolare, questo secondo tipo di anoressia nervosa assomiglia alla bulimia, ma, a differenza di quest’ultimo, tende a essere caratterizzato da un peso inferiore a quello della norma, mentre chi soffre di bulimia ha un peso generalmente di poco superiore o nettamente superiore.
Tali disturbi riguardano prevalentemente le ragazze, sebbene, ultimamente, ormai ne soffrano sempre più anche i ragazzi.

È ormai noto che i disturbi alimentari devono essere affrontati seguendo una prospettiva molteplice, che tenga conto sia dei parametri fisiologici e biologici di una persona, ma anche di tutti i fattori psicologici, sociali e familiari che entrano in gioco nel determinarne l’esordio e il successivo sviluppo.
Solitamente, gli adolescenti con un disturbo alimentare non hanno percezione delle loro esperienze emotive, presentano tratti alessitimici e non sono in grado di identificare, distinguere e definire ciò che provano, con conseguenti difficoltà anche nella capacità di rispondere e affrontare situazioni stressanti e di sofferenza psichica. Le emozioni, pertanto, vengono il più delle volte avvertite come minacciose e incontenibili, troppo intense e troppo instabili.

Spesso l’alimentazione patologica può rappresentare una strategia per fare fronte a sentimenti di perdita del controllo, offrendo la possibilità di percepire controllo sulle emozioni e sui comportamenti. Inoltre, è probabile che qualsiasi fallimento di questo controllo, estremizzato e rigoroso, venga vissuto come un fallimento, accompagnato da vergona e colpa. Molto forti sono anche i sentimenti di autocritica, insieme a un profondo sentimento di inferiorità, così come la scarsa autostima e le difficoltà nell’autoaffermazione.
Il ricorso a comportamenti ripetitivi e automatici fornisce momentaneamente sollievo e ristabilisce un certo equilibrio interiore.
I disturbi dell’alimentazione, inoltre, posso anche essere rinforzati dalla paura di transitare dall’età dell'infanzia a quella adulta, conservando un aspetto fisico infantile e mantenendo un peso ridotto.
Alla base, dunque, spesso potrebbe esserci una percezione distorta della propria immagine corporea, come una incapacità di guardarsi in modo obiettivo, vedendo l’immagine allo specchio completamente alterata. Tutto ciò, che alla base pone la valutazione di sé strettamente correlata al peso e alla forma del proprio corpo, conduce inevitabilmente a nutrire verso se stessi disistima, disprezzo e delle volte perfino odio, che, infatti, porta spesso a comportamenti autolesivi, come graffiarsi, tagliarsi o bruciarsi parti del corpo, fino al compimento di atti anticonservativi.
Nella maggior parte dei casi, i contesti sociali vengono considerati rischiosi. Cose che prima erano considerate banali adesso sono difficili o addirittura impossibili da fare e causano forte ansia e stress, come cenare fuori con gli amici o partecipare a una festa, perché potrebbero portare a una perdita di controllo, per cui spesso vengono evitati e ciò alimenta ancor di più l’isolamento e il ritiro.